Ogni volta che passo davanti ad un fioraio o un negozio di piante rimango sempre stupito per la quantità di colori e forme dei fiori, ma non è uno stupore positivo, anzi, spesso rimango basito dall'esagerazione di tinte e sagome che hanno la maggior parte delle cultivar. Colori chiassosi e forme pacchiane, a mio avviso ormai del tutto poco naturale, è come comparare la semplice eleganza nel portamento e nel gusto di Audrey Hepburn con l'esplosiva voglia di esagerazione di una sofisticata e coloratissima Drag-queen.
Partendo dal fatto che tutte le piante sono belle, dobbiamo essere noi ad educarci e saper cogliere lo splendore di ogni singola pianta, proprio come succede con le donne. Alcune sono belle alla perfezione, una bellezza oggettiva del tutto impeccabile, riconosciuta da chiunque, ma che non a tutti suscita emozioni, invece, quelle affascinanti sono più attraenti che esteticamente perfette, l'imperfezione e a volte addirittura il difetto, accentuano l'estetica, oppure avviene il contrario, il fascino è talmente potente da fagocitare l'inestetismo, fino ad arrivare a quelle con ancora più carattere, che della loro "anomalia" ne fanno un marchio di fabbrica. Lascio a libero intendimento del lettore se io mi stessi riferendo alle piante o alle donne.
Ampliando la mia conoscenza botanica delle piante, quotidianamente in evoluzione, e complice l'avere un giardino inselvatichito dagli anni di abbandono, automaticamente ho esteso il gusto e l'apprezzamento di una enorme quantità di piante reputate, per i più estranei al mondo vegetale, insignificanti e calpestabili. Così ho incominciato ad ammirare piante per la loro forma, per la loro vigoria, per l'intraprendenza, la morfologia, la velocità di sviluppo, l'immortalità, l'adattamento, il colore, il profumo o l'odore, insomma una tale quantità di piante che non avevo mai preso in considerazione, tutte associate da un unico e magnifico comune denominatore, la esuberante voglia di vita tanto da essere reputate per i più, selvatiche ed invasive. In realtà non avrei mai immaginato quanto è illuminante passare vicino ad una aiuola pubblica e fermarsi ad ammirare una particolare pianta nata spontanea in mezzo a tante altre, oppure prelevare semi da un ciuffetto vegetale che ha sfondato l'asfalto lungo la strada, nell'indifferenza dei passanti che piuttosto guardano con sospetto me chino sulla pianta, anzichè fermarsi e cercare di capire la bellezza del soggetto che ha attratto la mia attenzione. [-quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito-]